Al “Corriere della Sera”, la premier ha parlato anche di migrazioni, elezioni europee e salario minimo.
“Smettiamo di fare allarmismo su una questione strategica per la nazione intera e che, nella migliore tradizione dei Tafazzi d’Italia, viene strumentalizzata per attaccare il governo”. Queste le parole di Giorgia Meloni al Corriere della Sera con cui ha risposto alle preoccupazioni di chi parla della terza rata del Pnrr. Rata da 19 miliardi che non è ancora arrivata. Inoltre, i ritardi sulla quarta rata sono già riconosciuti dagli stessi documenti del governo.
Le parole della premier Meloni
“Siamo impegnati per rispondere alle ultime richieste di chiarimenti da parte della Commissione“, ha affermato Giorgia Meloni. Inoltre, ha anche aggiunto che “lavoriamo su un piano scritto da altri“. La retorica sul Pnrr di Meloni ha spesso incluso lo scaricamento di responsabilità dei risultati negativi sugli ex premier Mario Draghi e Giuseppe Conte.
“Non posso fare a meno di notare che se il lavoro certosino che stiamo facendo adesso, senza alcuna tensione con la Commissione, fosse stato fatto a monte quando i progetti sono stati presentati, avremmo potuto risparmiare molto tempo“, ha continuato la presidente del Consiglio. Nessuna tensione, a parte le frecciatine al commissario Gentiloni nei giorni scorsi da parte di Giorgia Meloni.
L’opinione di Giorgia Meloni sul salario minimo
Durante l’intervista al Corriere, la leader del Consiglio ha affrontato anche altre questioni, iniziando con l’economia. Riguardo alla proposta del salario minimo avanzata dall’opposizione, ha ripreso quasi identicamente l’argomentazione espressa dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone.
“Non sono convinta che al salario minimo si possa arrivare per legge, l’approccio del governo va nella direzione di favorire una contrattazione collettiva sempre più virtuosa“. Il che, tradotto, significa che tale proposta non andrà avanti. Sulla ratifica del Mes, ha affermato: “Chi oggi chiede la ratifica non sta facendo l’interesse italiano“.
La questione migranti
Infine, è stato affrontato il capitolo sulle migrazioni e sull’Europa. Durante l’ultimo Consiglio europeo si è verificato un blocco sulla questione della gestione dei migranti, a causa della divergenza tra Polonia e Ungheria che Meloni, nel ruolo di mediatrice, non è stata in grado di risolvere.
Riguardo Mateusz Morawiecki, presidente polacco, e Viktor Orban, la premier afferma: “Ho sempre grande rispetto per chi difende i propri interessi nazionali“. Inoltre, ha giudicato “comprensibili” le loro posizioni, dal momento che hanno accolto milioni di profughi ucraini“.